Quando si parla di telescopi, spesso si evocano immagini di pianeti, cieli stellati e sistemi solari. È interessante considerare che anche Hans Lippershey, il quale è legato all’invenzione del telescopio nel 1608, potrebbe non aver immaginato le enormi potenzialità di questo strumento. Contemporaneamente, Galileo Galilei sviluppò una versione avanzata del telescopio, aprendo la strada a studi astronomici più precisi e dando vita a un nuovo campo di ricerca.
Una delle innovazioni recenti in astronomia è la microlenticolazione, una tecnica che consente di osservare pianeti e oggetti celesti situati a distanze enormi dalla Terra. Grazie a questa metodologia, è possibile scoprire nuove stelle, pianeti e corpi celesti che si trovano a migliaia di anni luce di distanza.
Si ritiene che, sporadicamente, enormi oggetti scuri nello spazio possano attraversare il campo visivo della Terra. In questi momenti, diventa possibile osservare questi oggetti sfuggenti, che possono essere stelle o pianeti, mentre si interpongono fra il nostro pianeta e una stella luminosa distante. Se uno di questi oggetti si avvicina abbastanza da poterlo vedere, si verifica un effetto di lente grazie alla luce intensa proveniente dalla stella lontana, che potrebbe amplificare la sua massa apparente. Questo fenomeno è ciò che caratterizza la microlenticolazione.