I telescopi richiedono specchi per riflettere e raccogliere la luce. Prima degli anni ’80, gli specchi riflettenti per telescopi erano generalmente molto spessi, affinché potessero mantenere la loro forma con la precisione necessaria mentre si muovono nel cielo. Le loro dimensioni hanno stabilito un limite fisico a quanto possono essere grandi. Specchi di questo tipo hanno tipicamente un diametro di circa 6 metri. Gli effetti termici, come l’espansione e la contrazione, influenzano anche gli specchi. Gli specchi di grandi dimensioni di solito impiegano molto tempo prima di raggiungere l’equilibrio termico con l’atmosfera fresca notturna.
Con l’evoluzione dell’astronomia, è emersa l’esigenza di una maggiore precisione e di immagini migliori del cielo. Gli specchi da 6 metri non sono semplicemente sufficienti. Per migliorare l’imaging spaziale, sono stati realizzati specchi molto sottili e di grandi dimensioni. Invece di utilizzare supporti pesanti, sono stati installati attuatori e controllori per correggere gli specchi molto fragili, mantenendoli nella forma ottimale. Questo sistema di attuatori, rilevatori di qualità dell’immagine e programmi informatici è collettivamente conosciuto come Ottica Attiva. Questo sviluppo ha portato alla costruzione di specchi da 8 metri e persino più grandi.
L’ottica attiva mantiene il grande specchio primario nella sua forma ottimale contro fattori ambientali come la gravità per diverse inclinazioni, vento, espansione/compressione termica, deformazione dell’asse, ecc. Tutti i fattori vengono corretti in un intervallo di un secondo o più, per fornire la qualità dell’immagine ottimale.