Durante una cerimonia tenutasi al quartier generale della NASA il 25 ottobre, Aisén Etcheverry, ministro delle scienze, della tecnologia, della conoscenza e dell’innovazione del Cile, ha firmato gli Accordi a nome del proprio paese. Alla cerimonia erano presenti l’ambasciatore del Cile negli Stati Uniti, il amministratore della NASA Bill Nelson e Jennifer Littlejohn, segretario di Stato ad interim del Bureau of Oceans and International Environmental and Scientific Affairs del Dipartimento di Stato.
“La firma rappresenta un traguardo importante per il Cile, in particolare poiché il nostro governo è impegnato a promuovere lo sviluppo tecnologico come pilastro fondamentale della nostra strategia nazionale,” ha dichiarato Etcheverry in un comunicato. “Inoltre, questa collaborazione ci consente di contribuire a settori di eccellenza scientifica in cui il Cile vanta una competenza distintiva, come astrobiologia, geologia e mineralogia, tutte aree cruciali per l’esplorazione e la colonizzazione dello spazio.”
Il Cile ha firmato gli Accordi due giorni dopo che Cipro ha effettuato la stessa operazione durante un evento a Nicosia, capitale del paese. A quell’evento era presente un funzionario del Dipartimento di Stato mentre Jim Free, amministratore associato della NASA, ha partecipato virtualmente.
“All’inizio di questo entusiasmante viaggio, confermiamo il nostro impegno per un’esplorazione spaziale sicura e responsabile, così come la nostra ferma convinzione sull’importanza della cooperazione internazionale per garantire che lo spazio venga utilizzato a beneficio di tutta l’umanità,” ha dichiarato Nicodemos Damianou, vice ministro per la ricerca, l’innovazione e le politiche digitali di Cipro, in un comunicato. Ha aggiunto che il paese, membro dell’Unione Europea, “aspira a svolgere un ruolo integrale nella comunità spaziale internazionale.”
Con la firma di questi due paesi, il numero totale di nazioni che hanno firmato gli Accordi Artemis dal 2020 è salito a 47. Quattro di esse hanno firmato nel mese di ottobre: la Repubblica Dominicana il 4 ottobre e l’Estonia il 13 ottobre, subito prima che i firmatari degli Accordi Artemis si riunissero all’International Astronautical Congress (IAC).
Durante l’incontro dell’IAC, a cui hanno partecipato 42 delle 45 nazioni che avevano firmato gli Accordi in quel momento, i membri hanno discusso i dettagli dell’implementazione di vari aspetti degli Accordi, che delineano le migliori pratiche per un’esplorazione spaziale sostenibile, costruendo sull’Outer Space Treaty e su altri accordi internazionali. Hanno anche sottolineato gli sforzi per reclutare ulteriori paesi ad aderire agli Accordi.
Un problema, hanno affermato i funzionari durante un briefing con i media del 14 ottobre, è stata la necessità di sviluppare competenze tecniche e politiche nei paesi, in particolare poiché gli Accordi Artemis si espandono oltre le tradizionali nazioni spaziali verso quelle che stanno appena iniziando i programmi spaziali. Hanno fatto notare gli sforzi in regioni come l’Africa e l’Asia-Pacifico per farlo.
“Alcuni di questi paesi non hanno ancora firmato gli Accordi Artemis perché non comprendono appieno le ragioni per esserne parte,” ha dichiarato Teodoro Valente, presidente dell’agenzia spaziale italiana ASI, durante il briefing. “Questo è uno dei nostri compiti, uno dei nostri doveri, far sapere loro cosa significa, quali sono i vantaggi.”